Fin verso la fine del XIV secolo, quella che è ormai considerata una delle dinastie più importanti di tutti i tempi nella storia delle finanze, viveva di quello che oggi chiameremmo crimine organizzato. Tra il 1343 e il 1360, ben cinque membri della famiglia dei Medici furono condannati a morte per delitti capitali.
Fu Giovanni di Bicci de’ Medici a voler cambiare la pessima reputazione della sua casata, per cui si mise al servizio di un parente banchiere. Lavorò sodo, si fece strada e nel 1385 era a capo della filiale romana dell’impresa. Nel 1397, tornò a Firenze, dove fondò il proprio istituto di credito: il Banco Medici.
La sua prima sede si trovava nei pressi del mercato della lana e i suoi principali clienti erano uomini d’affari. La compravendita di merci poteva andare per le lunghe. Un mercante di tessuti, per esempio, doveva noleggiare una nave con tutto l’equipaggio e fornire al suo rappresentante commerciale sufficiente denaro affinché potesse comprare le preziose stoffe dell’India.
Potevano trascorrere mesi prima che la merce arrivasse e nel frattempo il mercante non aveva accesso al denaro investito. Per poter concludere altri affari, non gli restava che farsi prestare soldi in cambio del versamento di interessi. Tra il 1397 e il 1420, i Medici incassarono margini fino al 30 per cento sui loro affari finanziari.
Sembra incredibile, ma è vero: a quei tempi, una banca non era altro che un tavolo piazzato in strada, un banco appunto, dietro al quale stavano quelli che furono poi chiamati banchieri. I primi a prestare denaro in questo modo furono gli ebrei a Venezia, ma il metodo si diffuse grazie ai Medici.